Ogni anno, tra il mese di giugno e quello di luglio, i lavoratori dipendenti devono presentare il modello ANF, per poter aver diritto agli Assegni per il proprio nucleo familiare da parte dell’INPS.
Non si tratta di un costo aziendale, infatti tramite la busta paga viene fatto un mero giro conto, l’azienda anticipa l’importo dovuto e lo recupera in F24 portandolo a scomputo dai contributi INPS dovuti del mese.
Ma di cosa stiamo parlando? L’assegno al nucleo familiare (ANF) è una prestazione a sostegno del reddito destinata alle famiglie, il cui importo varia in base al numero dei componenti del nucleo ed è parametrato ai redditi percepiti da tutta la famiglia, secondo delle tabelle stabilite annualmente.
Attenzione però, per averne diritto il reddito familiare deve essere composto per almeno il 70% da lavoro dipendente.
Chi compone il nucleo familiare? Vi possono rientrare: ovviamente il richiedente, il coniuge, anche in unione civile, se non legalmente ed effettivamente separato, i figli minorenni ed equiparati, i fratelli, le sorelle ed i nipoti, se minorenni.
Per i nuclei numerosi, e cioè con almeno 4 figli, gli stessi possono rientrare nel nucleo fino a 21 anni anziché 18, purché si tratti di studenti o apprendisti.
In alcuni specifici casi non basta l’autocertificazione del modello ANF, il lavoratore deve chiedere l'autorizzazione da parte dell’INPS. La domanda va fatta per inserire nel nucleo figli di divorziati o separati legalmente, per i figli dell’altro coniuge nati da precedente matrimonio sciolto per divorzio, per fratelli-sorelle e nipoti collaterali, per familiari residenti all’estero, e per altre casistiche particolari.
Il modello ANF vale per il periodo da Luglio dell’anno in corso fino a giugno dell’anno successivo, poi deve essere ripresentato; il redditi indicati invece devono fare riferimento all’anno precedente; pertanto negli ANF luglio 2018 – giugno 2019, andranno riportati i redditi percepiti nel 2017.
Gli importi erogati a titolo di ANF, vengono incassati dal lavoratore richiedente direttamente sul netto, cioè non concorrono a formare base imponibile, né contributiva né fiscale.
Il diritto del lavoratore alla percezione dell’ANF si prescrive in 5 anni, come pure quello del datore di lavoro a richiedere i rimborsi all’Inps, pertanto può capitare che un dipendente cessato ne faccia comunque richiesta, l’azienda sarà obbligata a fargli una specifica busta paga.
Per i lavoratori a tempo parziale l’assegno spetta per l’intera misura settimanale in presenza di una prestazione lavorativa settimanale non inferiore a 24 ore. Nel caso sia inferiore, la corresponsione spetta per le giornate di effettivo lavoro.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio.