Eccolo finalmente, arriva il picco di stagione, ci sono ordini da evadere, il lavoro aumenta, i telefoni squillano, in magazzino c’è movimento, i camion entrano ed escono, ora siamo tutti concentrati a finalizzare gli obiettivi aziendali.
Tutti? No, forse tutti no, Giovanni, assunto da poco, bussa alla porta del titolare e con voce fioca comunica che vorrebbe assentarsi qualche giorno per poter sostenere un esame universitario.
Scusa, non ho capito bene, potresti ripetere, questo bellissimo rumore di una azienda che sta lavorando a pieno regime non mi ha permesso di comprendere cosa mi hai detto, cosi affermando il sopracciglio sinistro si alza, contemporaneamente Giovanni diventa sempre più piccolo, vorrebbe sprofondare.
Ma per fortuna dentro alla stanza, in compagnia del titolare, si trova il suo Consulente del Lavoro di fiducia, pronto a tradurre quella frase ed a mediare alla situazione che si stà presentando.
Lo statuto dei lavoratori afferma che i lavoratori studenti, quelli cioè iscritti e frequentanti corsi regolari di studio in scuole di istruzione primaria o secondaria o di qualificazione professionale, hanno diritto a turni di lavoro tali che gli possano permettere la frequenza ai corsi ed inoltre hanno diritto a permessi giornalieri per sostenere gli esami stessi.
Molti contratti collettivi inoltre prevedono l’utilizzazione di permessi per un massimo di 150 ore distribuite in un certo lasso temporale, in base al tipo di scuola frequentata ed al numero di lavoratori studenti che ne stanno già usufruendo.
Si tratta quindi di un diritto sancito dalla legge, il datore di lavoro non può rifiutarsi di concedere il permesso, tra l’altro retribuito.
La legge inoltre prevede per lo studente anche la possibilità di chiedere dei congedi, non retribuiti, pari ad un massimo di 11 mesi, per quei lavoratori in forza da almeno 5 anni, per completare la scuola dell’obbligo, o per conseguire il titolo di scuola superiore o universitaria, o per frequentare attività formative da quelle svolte in azienda.
Rimangono esclusi dal diritto al permesso, i soli lavoratori con un contratto a termine, mentre Giovanni è stato assunto in apprendistato professionalizzante.
Titolare non ti arrabbiare, in fin dei conti dovremmo sempre ricordarci che un lavoratore che porta avanti gli studi, arricchisce se stesso ma arricchisce anche l’azienda in cui lavora, a prescindere dalla materia che studia, e un giorno il sacrificio fatto da entrambi, datore e lavoratore studente, sarà ripagato.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio.