CONTRATTI A TERMINE, 12 MESI POI DENTRO O FUORI

NEWS - Lunedì 05 Novembre 2018

Perché una azienda instaura un contratto a termine?

- Perché un periodo di prova di 20/30 giorni come previsto dai CCNL, non è quasi mai sufficiente per capire se il lavoratore è in grado di svolgere quel lavoro.

- Perché l'insicurezza dei mercati non permette alle aziende di sapere se tra un anno ci sarà ancora lavoro.

- Perché c’è la paura psicologica che il lavoratore, una volta assunto a tempo indeterminato, sarà poi impossibile licenziarlo se in futuro le cose non andassero più bene.

Giusto per citare i più comuni, tanti quindi sono i motivi per instaurare un contratto a termine, lo sanno bene le piccole e piccolissime aziende.

Vero che bisogna diminuire il precariato, vero che bisogna dare garanzie e solidità ai lavoratori e loro famiglie, ma non è certo introducendo causali impossibili che si risolverà il problema.

Come ormai tutti sanno, con il decreto chiamato 'dignità' è stato introdotto l’obbligo di prevedere una CAUSALE in caso di assunzioni con contratto a termine superiore a dodici mesi; stesso dicasi se i 12 mesi vengono superati con successive proroghe (fino ad un massimo di 4).

Addirittura in caso di rinnovo (riassunzione alle stesse condizioni) non serve superare la soglia dei 12 mesi, l’obbligo dell’indicazione della causale è automatica.

Ma quali sono queste causali?

- Esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività.

- Esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili

- Per sostituire momentaneamente un lavoratore assente

Ora, a parte il caso della sostituzione, leggendo con un minimo di attenzione le casistiche, risulta chiaro che difficilmente potranno esserci le condizioni per attivare contratti ulteriori a 12 mesi.

Ci saranno sicuramente aziende fantasiose che proveranno ad avventurarsi nell’ignoto mondo delle causali, ma ATTENZIONE così facendo si esporranno ad un elevato rischio di contenzioso.

Nella maggioranza dei casi più verosimilmente, prudenza e buon senso insegnano, le aziende rinunceranno alla proroga/rinnovo contrattuale, con la conseguenza abbastanza logica che vi saranno meno assunzioni o quanto meno vi sarà molto turn over.

Una possibile soluzione? Rivalutare comunque il contratto a tempo indeterminato con i rischi di illicenziabilità ad esso collegati.

Forse quest’ultimo problema potrebbe essere in parte risolto con una maggiore accuratezza nello scegliere i propri collaboratori dipendenti, con investimenti nella formazione e preparazione degli stessi, per rendere ogni lavoratore veramente proficuo all’attività aziendale.

Sfruttare quindi al massimo i dodici mesi dei contratti a termine, periodo durante il quale non vi è necessità di causale, per testare attentamente il lavoratore assunto, per prepararlo e formarlo seriamente, ben consapevoli che al termine si dovrà fare una scelta: o dentro o fuori.

L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica. Si rimane a disposizione per ogni eventuale ulteriore approfondimento.


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