È stato un anno complesso quello che sta volgendo al termine, moltissime novità legislative che, permettetemi, sembrano essere state prive di alcun filo logico, ma soprattutto sembrano non aver migliorato in alcun modo né la situazione delle imprese né quella dei lavoratori.
Chiudevamo l’anno 2017 con una finanziaria che introduceva per la prima volta le associazioni sportive dilettantistiche profit, l’inquadramento generalizzato e univoco delle figure dei lavoratori sportivi, creando grande fermento ed aspettative nel settore. Ma il parto non è mai avvenuto ed a luglio, con il Decreto dignità, tali novità vengono definitivamente abortite.
Sempre il “decreto dignità” (mai nome fu più deleterio ed infausto) ha anche re-introdotto l’obbligo di motivare i contratti a termine, facendo all’improvviso cadere indietro di molti anni tutte le aziende e, di fatto, stoppando uno strumento che in periodi di incertezza è particolarmente necessario.
Poi ci sono i famosi voucher, croce e delizia del mondo del lavoro, utilissimi per regolarizzare prestazioni minime ed occasionali, che di fatto non sono più applicabili, persi in meandri burocratici assurdi e scoraggianti.
A maggio arriva il GDPR, regolamento europeo sulla gestione delle informazioni personali, cui tutte le aziende, di qualsiasi dimensione siano, devono adottare per non incombere in sanzioni salatissime.
Certo il principio della “privacy sostanziale” è corretto, la tutela dei dati è fondamentale viste le tecnologie che utilizziamo tutti i giorni; ma poi si scopre che il piccolo imprenditore o professionista viene affossato da finanzieri zelanti per una carta fuori posto, mentre gli enti pubblici ed i grandi gruppi bellamente passano indenni nonostante sistemi e siti obsoleti, che fanno acqua da tutte le parti (in gergo giuridico “data breach”).
Per non parlare dell’arrivo della FE, la fatturazione elettronica, che volenti o dolenti, costringe tutti a rivedere nel profondo il sistema di gestione delle fatture e degli adempimenti connessi. Comprare nuovi programmi, riorganizzare i sistemi contabili, rivedere le procedure in ottica di telematizzazione, digitalizzazione, dematerializzazione.
Sicuramente la F.E. può essere una novità importante ed interessante, ancora non la conosciamo bene in quanto ne attendiamo la piena attuazione; ma quello che si è assistito e si assiste è al momento solo una generalizzata confusione, a cui dovremo aggiungere sicuramente l’impreparazione e l’obsolescenza dei sistemi informatici della Pubblica Amministrazione; una inefficienza del pubblico che porterà sicuramente come conseguenza che tutto poi sarà ribaltato sulle aziende.
E poi c’è chi quest’anno in un modo o nell’altro ha dovuto avere a che fare con il famigerato DURC. Documento di regolarità contributiva che nasconde (nemmeno tanto), unicamente un sistema per far cassa; l’Inps grazie al Durc ed a circolari particolarmente fantasiose, recupera qualsiasi sgravio concesso alle aziende con la scusa che “se non hai il durc regolare, non meriti l’agevolazione”.
Si arriva all’assurdo, aziende con DEBITO ZERO, generato a seguito di incongruenza negli archivi dell’ente, si vede richiedere indietro sgravi per centinaia di migliaia di euro. IL DURC UCCIDERA’ LA PICCOLA IMPRENDITORIA se non lo ha già fatto…
Certo hai 15 giorni per sistemare la situazione, ma se poi chiedi chiarimenti all’Inps, quando ti rispondono, le risposte arrivano a distanza di mesi. E nel frattempo? Tutto a cartella esattoriale, sgravi definitivamente persi e “lucchetti neri”.
Ecco, questo assurdo 2018 sta finendo, ancora pochi giorni e sparirà nel dimenticatoio, nei cassetti di qualche ministero; allora puntiamo tutto sul 2019 perché RITROVEREMO IL FILO.
Dobbiamo ritrovarlo il filo, lo spero veramente, perché abbiamo tutti necessità di leggi più chiare, più coerenti, che traghettino finalmente le aziende ed i lavoratori fuori dal pantano con cui, gli stessi legislatori, in questi ultimi anni caotici ci hanno sommerso.
Non serve molto in fin dei conti, fiducia, speranza, impegno ed un briciolo di fortuna.