“Il furbo cambia le carte in tavola, la persona intelligente cambia tavola. (proverbio cinese)
Al liceo, il mio professore di inglese era solito ripetere “A FARE SEMPRE LE STESSE COSE MI SEMBRA DI FARE SEMPRE LE STESSE COSE”.
Quando siamo al lavoro, tendiamo tutti istintivamente a cercare una CONFORT ZONE, una modalità lavorativa automatic-on che ci permetta di fare in modo reiterato e quasi poco cosciente l’attività.
Cerchiamo insomma certezze ripetute che ci permettano poco stress e niente stati d’ansia e, contemporaneamente, ci diano sicurezza, senso di prevedibilità e totale controllo.
Anche il lavoro stesso ci aiuta in tal senso, molte attività ci portano tendenzialmente a svolgere azioni ripetitive, svuotate di qualsiasi minima variante, creandoci intorno un lavoro industriale a catena a prescindere che si sia in fabbrica, in ufficio, in negozio o in studio.
Si chiama ABITUDINE, ma attenzione, udite udite, l’abitudine è un male che va combattuto, l’abitudine principalmente porta a tre effetti contrari ed imprevisti:
Abitudine = Insoddisfazione al lavoro
Abitudine = Sbagliare al lavoro
Abitudine = incidente sul lavoro
Svolgere sempre la stessa attività nello stesso modo porta a collaboratori stanchi, annoiati, senza un minimo di soddisfazione in quello che fanno, privi di stimoli. Lo sappiamo fare, lo facciamo bene, lo facciamo sempre uguale e nello stesso modo.
In pratica l’abitudine porta ad un lavoro noioso che si riflette sul nostro umore dentro e fuori dal lavoro.
Non basta, quando si lavora per inerzia, è più facile sbagliare, l’abitudine ci fa sbagliare, “ho sempre fatto così” è il più grande errore che ci possa essere.
Infatti, se si fanno 100 pratiche sempre nello stesso modo, non significa che la 101esima sia uguale, ma l’abitudine ci porta a trattarla come le cento precedenti purtroppo.
Ed infine, l’abitudine ci porta alla morte nel vero senso della parola.
È statisticamente dimostrato che molti degli infortuni ahimè mortali, siano causati da gesti ripetitivi che ci portano a lavorare distrattamente, gesti che inibiscono la nostra attenzione al pericolo imminente.
Come uscirne? Dicono che ci siano soluzioni all’Abitudine.
Ovviamente non esiste una sola soluzione, ognuno di noi è diverso, quindi, ognuno di noi deve trovare una soluzione ad hoc.
Sicuramente esserci accorti di far parte di un loop, di una confort zone che ci attanaglia, è il primo passo per uscirne.
Fare aggiornamento e corsi di specializzazione, modificare periodicamente alcune attività/mansioni lavorative, valutare nuovi modi per essere produttivi, osservare da angolazioni diverse, porsi domande in quello che si fa cercando di dare risposte diverse da quelle sempre applicate.
Anche solo prendere un foglio di carta e provare a “disegnare” la sequenza operativa (work flow) per macro azioni o anche per micro azioni, per poi osservare dove possono essere introdotti cambiamenti e miglioramenti ed infine introdurli nella quotidianità.
Nell’arco della giornata molti possono essere i momenti per spaccare l’abitudine, non servono grandi azioni, si tratta di interventi anche minimi, ma che nel complesso portano grandi risultati.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.