Il padre che diventa mammo

NEWS - Lunedì 17 Ottobre 2022

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“Il futuro inizia oggi, non domani". (Papa Giovanni Paolo II)

Siamo moderni, lo sappiamo, siamo per la parità effettiva, quindi lentamente stiamo andando verso la possibilità di sostituire il padre alla madre durante la maternità; non esageriamo non è ancora previsto l’allattamento al seno del papà.

Però chissà… intanto con il recentissimo Decreto Legislativo 105/2022 si è aggiunto un altro tassello alla parità di genere. Quale è quindi il punto della situazione ad oggi?

Diversi sono i diritti e anche gli obblighi di sospensione dal lavoro che vengono posti in capo al lavoratore padre, più esattamente stiamo parlando del “congedo di paternità”, del “congedo di paternità obbligatorio” e del “congedo parentale”.

Il neo papà, a decorrere da due mesi prima della data presunta del parto e comunque entro i cinque mesi successivi al parto effettivo, deve (obbligo) astenersi dal lavoro per un totale di dieci giorni, anche non continuativi; se poi nascono due bei gemellini, l’assenza dal lavoro dovrà essere di venti giorni.

E non importa se anche la madre è lavoratrice e quindi sta già usufruendo del congedo di maternità, i due congedi sono sovrapponibili, non importa nemmeno se si tratta di affidamento o adozione, l’obbligo rimane ed è previsto anche in caso (purtroppo) di morte perinatale del nascituro.

Inoltre, in caso di affidamento esclusivo del neonato al padre, o in caso di effettivo abbandono o grave infermità o morte della madre, ma anche in caso di lavoratrice autonoma con diritto all’indennità di maternità, il padre ha diritto al congedo di paternità obbligatorio alternativo alla madre della durata di cinque mesi, cumulabile con i dieci giorni.

Il nostro neo mammo ha anche diritto, trascorso il periodo di maternità obbligatorio, ad assentarsi per ogni bambino e nei primi dodici anni di vita, richiedendo il congedo parentale.

In pratica, in quest’ultimo caso, mamma e mammo possono chiedere complessivamente fino a dieci mesi frazionabili di congedo parentale (che si aggiunge al congedo obbligatorio); singolarmente il padre può richiedere massimo sei mesi.

In caso vi sia un solo genitore, o vi sia l’affidamento esclusivo, il congedo parentale è elevabile fino ad undici mesi.

Perché tutto questo? Fondamentalmente per migliorare la realizzazione di una condivisione delle responsabilità familiari tra donne e uomini, e permettere anche una corretta organizzazione tra lavoro e vita privata.

Sicuramente è ancora una strada lunga da realizzare, ma il sentiero è tracciato e ben illuminato, ora sta alla mentalità delle persone comprendere, abituarsi e sviluppare una cultura condivisa.

L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.


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