“Se non credi in te stesso, troverai sempre un modo per non vincere." (Carl Lewis)
Quante volte ci arrabbiamo davanti ad un monitor perché il nostro PC non fa quello che vorremmo, la stampante non stampa, il mouse va nella direzione opposta, il programma non gira, la sedia è scomoda e il braccio duole, i dati da inserire sono infiniti e ripetitivi…
Orbene, lo stress causato dall’utilizzo di nuove tecnologie, soprattutto informatiche ed ogni conseguenza negativa sui comportamenti, psiche o attitudini, che derivi direttamente o indirettamente dalla tecnologia, ha un nome: TECNOSTRESS.
Siamo istintivamente portati a credere che sul lavoro, in qualsiasi forma esso venga svolto, i rischi maggiori siano di tipo chimico biologico o fisico, ma in realtà vi sono rischi ovunque e inaspettati.
A partire dal 2007 il tecnostress è stato riconosciuto come MALATTIA PROFESSIONALE, pertanto, tutte le aziende nell’ambito dell’obbligo di valutazione dei rischi, devono anche analizzare la presenza o meno del rischio derivato dalla tecnologia.
ATTENZIONE: a seguito del periodo pandemico, molti sono stati gli studi sulla correlazione tra tecnostress e smart working e … sembrerebbe che vi sia una concreta e diretta responsabilità.
In pratica il lavoro da remoto tendenzialmente può causare patologie da stress maggiori del lavoro da ufficio aziendale.
Questo non significa che lo smartworking sia negativo in assoluto, anzi, permette sicuramente un maggiore equilibrio tra vita e lavoro, ma le aziende ed i lavoratori devono valutare bene e costantemente i benefici ma anche i rischi, intervenendo prima che sorgano patologie.
Un buon consiglio iniziale è quello di PREVEDERE DEI TEST, CHECK PERIODICI, di misurazione dei livelli di stress, di ricerca di rischi occulti e di situazioni potenzialmente dannose, infatti, il dialogo continuo azienda / lavoratori è uno strumento fondamentale per la sicurezza.
I sintomi da tecnostress sono di carattere soggettivo, quindi non basta limitarsi ad una valutazione meramente “oggettiva”, l’azienda deve INFORMARE E FORMARE i propri lavoratori, per permettergli di farsi parte proattiva e comunicare ogni eventuale sintomo manifestato.
Una buon datore di lavoro, non può prevedere tutto, ma comunque deve costantemente monitorare ed intervenire in via continuativa per migliorare e attenuare i rischi.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.