La felicità non esiste, di conseguenza non ci resta che provare ad essere felici senza (Jerry Lewis)
Dopo due anni di pandemia e una guerra in corso, molte aziende e molti lavoratori hanno preso l’abitudine a vedere nero; tutto sembra più difficile, l’attività che stenta a riprendere, le restrizioni che hanno fatto perdere clienti, insuccessi costanti, problemi finanziari.
Quando aziende e lavoratori, indistintamente, subiscono una sconfitta al lavoro, spesso stentano a rialzarsi; se poi le sconfitte iniziano ad essere numerose capita anche di entrare in un loop: si smette di combattere e si accetta supinamente le continue sconfitte.
MARTIN SELIGMAN padre fondatore della psicologia positiva, nei suoi scritti riscontra una vera e propria patologia e la chiama SINDROME D’IMPOTENZA APPRESA.
Di cosa si tratta?
Gli animali, compreso l’essere umano, se sottoposti ripetitivamente ad un evento negativo senza possibilità di evitarlo, quando finalmente viene inserita la possibilità di fuggire dall’evento negativo, non scappano ma rimangono mestamente a subire.
Si tratta di una brutta bestia, la rassegnazione, la rinuncia a continuare, ad affrontare nuove sfide, a fare meglio e di più per evitare il disastro.
Questa sindrome esiste anche nel piccolo, non dobbiamo immaginare solo i grandi insuccessi, i grandi errori od i grandi disastri. Nel quotidiano, nelle aziende, tra i lavoratori e anche nel privato.
La buona notizia è che esistono molte soluzioni per uscire dalla rassegnazione, oggi se ne vuole proporre una particolare antica di 5.000 anni.
Si tratta dell’arte del KINTSUGI O KINTSUKUROI, ovviamente è una metafora ma nell’ambito del buddhismo zen ha un significato particolarmente pregnante e, per quanto di nostro interesse, può essere un modo per uscire da una sconfitta.
Quando una tazza a cui ci teniamo tanto cade per terra e si rompe in tanti pezzi, la tazza non va buttata via, ne va cercato di aggiustarla nascondendo le fratture subite: anzi, l’arte del Kintsukuroi propone che le rotture siano enfatizzate con collanti preziosi, che creano nuove trame e nuovi disegni.
Le cicatrici non si nascondono, diventano un punto di forza, la tazza riparata che mostra le sue fratture è la metafora e l’essenza della resilienza.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.