“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni”. (Martin Luther King)
Combattiamo le molestie ANCHE al lavoro. Esiste una legge, la 198 del 2006, che da una specifica definizione: molestia è un comportamento indesiderato, anche per ragioni connesse al sesso, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità creando un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
Sicuramente stiamo parlando di una definizione con confini spesso incerti e problematici, non sempre infatti è immediatamente ravvisabile una molestia, può manifestarsi in molti modi anche subdoli.
È anche bene precisare che una molestia può non partire da una reale intenzionalità da parte dell’autore della stessa, ma come tale è percepita da chi la riceve e che ne subisce l’effetto lesivo.
Labile è anche il confine tra molestia sessuale e mobbing, importante però è determinarne la distinzione anche per eventuali risvolti penali dei fatti.
Le aziende hanno un ruolo fondamentale nella lotta contro le molestie sul lavoro (e contro il mobbing), lo stesso Codice civile ci ricorda che l’imprenditore deve adottare tutte le misure per proteggere l’integrità fisica ed il benessere psicologico di ogni lavoratore.
Di più, le aziende devono sempre avere un ruolo proattivo, combattendo sul nascere ogni tipo di molestia che può formarsi in azienda.
Viene in aiuto anche la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che ci ricorda di valutare a priori i rischi, compresi quelli collegati allo stress lavoro correlato.
Alcuni campanelli d’allarme: Commenti equivoci, apprezzamenti estetici inopportuni, barzellette a sfondo sessuale, esposizione di materiale a sfondo sessuale/pornografico, contatti fisici e avance non desiderate, assegnazione di nomignoli a colleghi/e….
Leggiamo spesso nei codici etici “tolleranza zero” verso gli atteggiamenti sbagliati in azienda, belle parole che però poi devono corrispondere ai fatti, devono portare le aziende ed i lavoratori ad una coscienza specifica e piena.
Un primo consiglio è quello di predisporre un opuscolo da divulgare in azienda, per spiegare in modo semplice e chiaro come riconoscere un atteggiamento di molestia, come può difendersi la persona molestata, quali sono le conseguenze per chi molesta.
Altro consiglio è quello di dimostrare nei fatti, con procedure disciplinari, qualsiasi atteggiamento sbagliato che venga identificato e segnalato.
Per concludere: dare sempre il buon esempio, creare una cultura aziendale basata sul rispetto, formare ed informare con costanza i lavoratori e prevedere delle best practices, sono le migliori condizioni per creare un ambiente di lavoro sereno e corretto.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.