“Se qualcuno ti resta accanto nei momenti peggiori, allora merita di essere con te nei momenti migliori." (Madre Teresa di Calcutta)
Il Parlamento Europeo il 30 marzo ha approvato una direttiva che prevede una serie di misure di trasparenza salariale, gli stati europei, tra cui ovviamente anche l’Italia, hanno tre anni di tempo per adeguarsi.
Cosa prevede la direttiva?
Un principio universale sulla trasparenza delle retribuzioni contro qualsiasi discriminazione di genere nei rapporti di lavoro dipendente, da applicarsi fin dal momento della ricerca del personale, la selezione andrà fatta basandosi su criteri neutrali rispetto al genere.
Basta cartelli “cercasi cameriera, stipendio da contratto”, una volta recepita la normativa europea, ogni inserzione dovrà essere neutra e dovrà sempre riportare la R.A.L. ipotetica “Cercasi cameriere/a, stipendio tra i 22 ed i 23 mila euro annui lordi”.
Non solo, qualsiasi processo di selezione e on-boarding dovrà essere condotto in maniera che non vi siano discriminazioni retributive per evitare ingiustizie, contestualmente anche i sistemi aziendali di valutazione e di classificazione del personale dovranno essere necessariamente neutri nel genere.
Vi è di più, i datori di lavoro non potranno richiedere informazioni ai candidati in merito alla loro precedente retribuzione, per evitare/limitare che conoscere la storia salariale sia motivo di riduzione dell’offerta economica.
Le aziende sopra i cento dipendenti avranno l’obbligo di segnalare alle parti sindacali eventuali disparità retributive di genere, adottando quindi misure correttive se risultasse una differenza uomini/donne superiore al 5%.
Non potranno essere previste clausole contrattuali che vietino al lavoratore di divulgare informazioni sulla propria retribuzione e, in caso di causa, l’onere della prova che non vi sia stata discriminazione graverà sempre sull’azienda.
Ovviamente l’Italia dovrà recepire con una legge quanto previsto dalla direttiva e, come sempre, sarà un recepimento tutto all’italiana, quindi aspettiamoci uno stravolgimento dei concetti previsti dall’Europa.
Nel frattempo, domandiamoci se si tratti di una iniziativa lodevole o inutile; sicuramente dal punto di vista del potenziale lavoratore/trice, sapere in anticipo lo stipendio che lo attenderà è una informazione utile, almeno gli eviterà di fare un colloquio che già sa non essere in linea con le aspettative economiche.
Ma in prima lettura, la sensazione più forte è che l’elefante abbia partorito un topolino.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.