“Facile, una delle parole più pericolose del dizionario” (Fabrizio Caramagna)
In ogni azienda, in ogni ambiente di lavoro, ma anche al di fuori del lavoro nella vita di tutti i giorni, misuriamo l’attività con dei parametri che possiamo sintetizzare con i termini facile e difficile.
Di fatto, facile e difficile sono diventati un comodo metro di misura per definire ciò che si conosce rispetto a ciò che conoscono o non conoscono gli altri, un vero parametro di paragone.
Siete al lavoro, concentrati nella vostra attività quotidiana, fate quello per cui venite pagati per fare, ad un certo punto vi si pone di fronte un ostacolo, un problema e, per quanto insistete, non riuscite a risolverlo.
Ovviamente non dovete metterlo da parte, ovviamente non potete fare a finta di niente e lasciare perdere, perché è il vostro lavoro, il vostro compito, ma per voi è difficile, dannatamente difficile.
Allora in quell’esatto momento decidete di chiedere aiuto al collega per risolvere la difficolta; collega che, dopo avervi guardato per qualche istante, risponde piccato “Dai, è facile, spostati che faccio io”.
Problema risolto? Probabilmente sì, ma se si presenta di nuovo siete sicuri di non dovere un’altra volta chiedere aiuto per poi sentirvi dire che è facile? E il vostro ego sarà a quel punto ulteriormente mortificato.
In pratica quando qualcuno definisce facile ciò che per voi non lo è, ottiene il risultato implicito di ferire il vostro ego, di sminuirvi, spesso senza insegnarvi veramente come fare la prossima volta; quel “spostati” nasconde un ulteriore giudizio.
La verità è che i termini facile e difficile sono un metro di misura esclusivamente soggettivo, misurano cioè non le capacità concrete, ma la visione tra due persone della stessa realtà.
Proviamo allora a lasciare nel cassetto tutto ciò che riteniamo facile e tutto ciò che riteniamo difficile, e lo sostituiamo con ciò che sappiamo fare e ciò che non sappiamo fare; rapportiamoci con gli altri sapendo che anche loro terranno nel cassetto ciò che per loro è facile o difficile, proponendo invece ciò che ognuno sa oggettivamente fare.
Sicuramente si tratta di una scelta più costruttiva, più inclusiva e meno violenta, permette di condividere le conoscenze per raggiungere più velocemente e più soddisfacentemente i risultati di una squadra.
Volendo possiamo anche sostituire facile e difficile con i termini semplice e complesso; semplice è qualcosa composto da poche variabili, complesso viceversa è qualcosa che contiene molte variabili.
La conoscenza dell’informazione per fare qualcosa e quindi la semplicità e la complessità di come farla, saranno dettati dal numero di variabili che si possiede per trovare la soluzione ed il numero di variabili che gli altri possono aggiungere per raggiungere il risultato insieme.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.