“Come mai rimangono così tanti giorni del mese dalla fine dei soldi". (John Barrymore)
Quante volte ci si è chiesto perché il lordo è un importo ma il netto in busta paga è un altro importo; proviamo in poche righe a spiegarlo, consci però che l’argomento è complesso e ricco di variabili.
Punto di partenza è la retribuzione lorda del mese, che è composta dalla retribuzione base contrattuale (normalmente identificata nella parte alta dei cedolini), a cui si devono sommare/sottrarre le variabili del mese stesso.
Infatti, nel singolo mese possono esserci assenze, ore di lavoro straordinario, festività, premi, mance, e altre componenti che influiscono sulla retribuzione base.
Una volta composta la retribuzione lorda effettiva del mese, si determina l’imponibile contributivo, ovvero l’importo su cui si calcoleranno i contributi (leggasi Inps) a carico del lavoratore.
Quasi tutte le componenti retributive lorde incidono sull’imponibile contributivo, tranne pochi casi specificatamente identificati dalle norme, che ne rimangono espressamente fuori.
L’aliquota da applicare è determinata dall’Inps e varia a seconda della qualifica, del settore, del numero di dipendenti in forza. Indicativamente possiamo dire che si aggira tra il 9% e il 10% (ma ad esempio in caso di apprendistato cala al 6%).
Per gli anni 2023 e 2024 inoltre vengono previsti specifici esoneri (sconti) sull’aliquota da applicare, a seconda del reddito e del numero di figli, fino in certi casi ad azzerare quasi completamente la contribuzione Inps.
Dalla retribuzione lorda del mese, quindi, sottraiamo la quota di contributi, ottenendo così l’imponibile fiscale, cioè l’importo su cui si calcolano le tasse personali.
Vanno eventualmente scomputati gli oneri deducibili, cioè spese/costi specifici per i quali viene prevista la deduzione dal reddito (ad esempio i contributi versati a forme pensionistiche complementari).
A quanto ammontano le tasse?
Al momento ci sono 3 scaglioni, cioè 3 percentuali da applicarsi man mano che il reddito fiscale aumenta: 23% fino a 28.000€ annui, 35% da 28.001€ a 50.000€ e 43% per i redditi sopra i 50.000€.
Si prende l’imponibile del mese, si fa una proiezione di quanto sarebbe su base annuale e si determina così le % di tasse da applicare.
Alle tasse lorde si tolgono le eventuali detrazioni (sconti), che diminuiscono fino ad azzerarsi, all’aumentare del reddito (tramite una formula matematica).
Retribuzione lorda meno contributi e meno tasse, determinano lo stipendio netto mese.
Non è finita, vi sono anche voci che incidono positivamente o negativamente direttamente sul netto, quali le indennità di trasferta, i rimborsi chilometrici, le trattenute per cessione del quinto dello stipendio o per pignoramento….
Ricordiamo infine che, se da una parte, la retribuzione lorda è il punto di partenza per arrivare allo stipendio netto, d’altra parte la è solo una delle componenti del reale costo azienda.
L’argomento è stato qui trattato volutamente in modo sintetico e semplificato ad uso esclusivo dei clienti dello studio, di conseguenza, non costituisce un parere giuridico né può in alcun modo considerarsi come sostitutivo di una consulenza specifica.